Secondo le principali tradizioni mistiche questo mondo è una pura illusione. Condivido questa idea nel senso che nulla di ciò che sperimentiamo e viviamo ci parla veramente di ciò che siamo noi e di quale sia la nostra relazione con Dio. Ma questo non deve indurci a credere che la vita non abbia alcun valore e che quindi dobbiamo disprezzarla e sfuggirla per cercare altrove, magari nella morte, la Verità e la Realtà.
Al contrario, sapere che la vita sulla Terra è un’illusione, che la sofferenza che proviamo nella nostra esistenza, e addirittura la morte stessa, sono un’illusione ci deve rallegrare perché ci permette di sperimentare il “male”, percepito come dolore, senza troppo coinvolgimento. Togliere coinvolgimento da ciò che ci fa soffrire non significa togliere impegno. Al contrario, significa dissolvere quei meccanismi di fuga interiori che tutti in un modo o in un altro mettiamo in atto, alcuni senza accorgersene, altri consapevoli di farlo.
Dissolvere i meccanismi di fuga e i sensi di colpa che li generano ci permette di vivere pienamente la nostra vita e di attraversare in pieno le nostre esperienze, anche quelle negative, imparando a crescere e a sviluppare il nostro vero Io, la nostra positività e la nostra essenza luminosa creata a immagine e somiglianza di Dio. Così diventiamo capaci di creare una vita nuova e migliore e di migliorare noi stessi e la vita che conduciamo sul pianeta. Questo è il nostro potere creatore.
Fin qui la teoria, ma non sono solo pensieri astratti, sono bensì linee guida, tracce che ci permettono di attraversare la vita con fiducia alla ricerca della nostra Luce.
In questo ci sostiene e ci assiste la storia di Adamo ed Eva, che mangiano la mela. Dopo aver narrato la creazione di Dio, la storia biblica ci racconta la “creazione dell’uomo”. Cosa ha creato l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio? Ha posto fine alla vita beata nell’Eden e ha dato origine alla vita sulla terra, fatta di fatica e di sofferenza, mangiando il frutto della conoscenza del bene e del male.
Ecco perché molti di noi, seppur inconsciamente, amano faticare e soffrire. Quanti di noi lavorano, lavorano, sono stanchi ma non riescono a fermarsi? Magari si ammalano e devono stare fermi, ma non ne sono capaci.
Ecco perché imparare a fermarsi è il primo passo per tornare indietro, per tornare a fluire ed essere noi stessi nella grazia di Dio e smettere di vivere nella sofferenza e nella fatica. Cosa ci dice il racconto biblico di Adamo ed Eva? Che entrambi mangiarono, scelsero di mangiare, il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Ecco noi siamo il risultato di quella scelta. Noi siamo Adamo ed Eva che hanno scelto di conoscere il bene e il male. Adamo ed Eva sono l’umanità e noi siamo l’umanità. Quindi quella scelta non è la loro, bensì la nostra. Adamo ed Eva sono le creature di Dio, quindi noi siamo creature di Dio fatte a sua immagine e somiglianza. Ciò che Dio ha creato non può essere disfatto, quindi Adamo ed Eva nell’Eden e la nostra connessione con quella dimensione non sono state cancellate, ma temporaneamente dimenticate.
La vita sulla terra non è una punizione divina, ma la logica conseguenza della nostra scelta di conoscere il bene e il male. Infatti la vita sulla terra è una vita di dualità, di gioia e sofferenza, di amore e risentimento, di fiducia e disperazione. Tutti viviamo questa alternanza in noi e se non riusciamo ad accettarla soffriamo. Se puntiamo a negare che in noi ci sono gli aspetti negativi del “male” creiamo disequilibrio. Ecco perché lo scopo di un vero e onesto lavoro su se stessi prevede la responsabilità e il riconoscimento della nostra scelta originaria: abbiamo scelto di conoscere il bene e il male, mangiando il frutto proibito, e ora ne facciamo esperienza.
Come può una creatura di Dio conoscere il bene e il male che non hanno nulla a che vedere con la natura unita di Dio? Può farlo solo separandosi dal mondo di Luce Divina nel quale è stato creato, può farlo solo allontanandosi dalla Luce e perdendo la propria Luce a favore di un’alternanza di bene e di male da sperimentare nella vita sulla terra. Quindi scopo di ogni nostra esistenza è che le nostre anime scendano sulla terra e perdano Luce per sperimentare il bene e il male, la gioia e la depressione, e per poter scegliere, chiedendo la guida divina, di tornare alla Luce. Una buona esistenza prevede che accettiamo le negatività della vita, ma non ci crediamo, non diamo loro realtà. Sono le esperienze di una creatura di Dio che è libera di fare queste esperienze. Le abbiamo scelte noi. Le abbiamo volute noi.
Accettiamole e manteniamo alta le fede che la nostra vera identità è divina e Dio ci aiuterà sempre a tornare alla pace interiore e alla serenità che sono la nostra condizione originaria, basta che glieLo chiediamo.
In questo la storia biblica ci aiuta: è il serpente che ci guida a conoscere il bene e il male. Ora sarà Dio che ci può aiutare a tornare alla Luce, cioè, nella dimensione fisica, alla pace e alla serenità interiore che annullano i nostri conflitti interni e quindi di conseguenza quelli esterni che insanguinano il nostro caro pianeta.
Il significato del mio lavoro è “Ritornare alla Luce”. Vedere dove il buio ci colpisce di più, dove ci rende più inermi per trovare proprio lì la Luce che ci appartiene. Perché in questa dimensione la Luce è l’altra faccia della medaglia del nostro buio. Per questo ogni dolore, ogni sofferenza, ogni difficoltà, ogni fallimento sono preziosi per me: perché, come dicevano i cabalisti, ci permettono di trasformare il buio in Luce, sono il vile metallo che gli alchimisti volevano trasformare in oro.
In ogni nostro buio c’è il potenziale della trasformazione in Luce. E questo è un grande dono che Dio ci ha fatto per permetterci di tornare a Lui. Grazie
Marina quello che scrivi è molto interessante!
RispondiEliminaCondivido il tuo punto di vista, sto lavorando anch'io per trasformare il mio buio in luce...ed è un lavoro su me stessa meraviglioso!
Ti abbraccio :-)
Silvia